L’altroieri, domenica 22 dicembre, cinque minorenni afgani sono stati trovati dalla Polizia di frontiera del porto di Marghera all'interno di un semirimorchio frigorifero imbarcato a bordo del traghetto con bandiera italiana “Forza” e noleggiato dalla compagnia greca Anek Lines.
I giovani erano tutti in stato di assideramento e il più grave è stato trasportato nel reparto di pediatria dell'ospedale All'Angelo di Mestre per essere curato.
Si tratta dell’ennesima notizia di drammi e tragedie compiute o sfiorate che riguardano migranti, molti dei quali minorenni (come quelli appena arrivati) che fuggono da guerre e persecuzioni e che rischiano la vita per arrivare in Italia senza vedere riconosciuti i loro diritti, primo tra tutti il diritto a richiedere asilo e quindi il diritto basilare alla sopravvivenza.
In base ai dati raccolti dall’Osservatorio Antidiscriminazioni veneziano – forniti in via ufficiale dalla Prefettura di Venezia e dagli Enti preposti a fornire assistenza sociale e legale alle frontiere risulta che nel periodo gennaio 2010 – dicembre 2012 (esclusi i mesi di novembre e dicembre 2011 per i quali non disponiamo di dati) il numero totale di migranti respinti “con affido al comandante” dai porti di Venezia e Marghera che hanno incontrato esclusivamente personale della Polizia di frontiera o direttamente incaricato da essa è di 709 su un totale di 1.329 persone intercettate (quindi il 54%). Emerge pertanto in maniera inequivocabile una violazione del diritto a richiedere protezione internazionale avvalendosi di operatori umanitari competenti, diritto sancito da precise normative nazionali ed internazionali e riaffermato da recenti sentenze e raccomandazioni rivolte all’Italia dagli organismi internazionali.
Tali dati sono confermati dal recente rapporto dell’associazione MEDU (Medici per i Diritti Umani) attraverso 66 interviste condotte in Grecia e in Italia. In tutti i casi (tranne uno) i migranti hanno dichiarato di non aver notato la presenza di operatori socio-legali né di aver ricevuto informazioni e orientamento legale nei porti italiani. Secondo le stesse testimonianze, solo in sei casi erano presenti degli interpreti.
In otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione
internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di ritorno in Grecia. Nell’85% dei casi i migranti riammessi hanno riferito di essere stati reimbarcati sulla stessa nave con cui erano arrivati e di essere stati rimandati in Grecia nel giro di poche ore. Inoltre, dei 66 migranti rimandati in Grecia, 22 persone (il 33%) hanno dichiarato di essere stati minori al momento della riammissione e solo in quattro casi su 26 è stata eseguita la determinazione dell’età in coloro che si dichiaravano minori non accompagnati nei porti italiani.
Per porre fine a questa “sospensione dei diritti” che vige all’interno sia dei porti di Venezia e Marghera che di altri porti dell’Adriatico (Ancona, Bari e Brindisi) chiediamo quindi:
- che il Governo prenda con urgenza provvedimenti per garantire il rispetto delle normative nazionali, europee e dell’ONU in materia di richiesta di protezione internazionale;
- che venga immediatamente sospesa la prassi dei respingimenti “con affido al comandante” verso la Grecia, visto che questo paese è stato formalmente dichiarato inidoneo all’accoglienza di migranti (richiedenti asilo e non);
- che il Governo si adoperi affinché venga garantito per tutti i migranti un accesso immediato, effettivo ed efficace, all’interno delle aree portuali ad enti e ONG indipendenti preposte alla tutela dei loro diritti e al monitoraggio dell’operato delle Autorità presenti nei porti di Venezia e nelle altre città dell’Adriatico.
RETE TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI
ASSOCIAZIONE SOS DIRITTI
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