martedì 24 dicembre 2013

Chiediamo diritti al Porto di Venezia

L’altroieri, domenica 22 dicembre, cinque minorenni afgani sono stati trovati dalla Polizia di frontiera del porto di Marghera all'interno di un semirimorchio frigorifero imbarcato a bordo del traghetto con bandiera italiana “Forza” e noleggiato dalla compagnia greca Anek Lines. 
I giovani erano tutti in stato di assideramento e il più grave è stato trasportato nel reparto di pediatria dell'ospedale All'Angelo di Mestre per essere curato.
Si tratta dell’ennesima notizia di drammi e tragedie compiute o sfiorate che riguardano migranti, molti dei quali minorenni (come quelli appena arrivati) che fuggono da guerre e persecuzioni e che rischiano la vita per arrivare in Italia senza vedere riconosciuti i loro diritti, primo tra tutti il diritto a richiedere asilo e quindi il diritto basilare alla sopravvivenza.

In base ai dati raccolti dall’Osservatorio Antidiscriminazioni veneziano – forniti in via ufficiale dalla Prefettura di Venezia e dagli Enti preposti a fornire assistenza sociale e legale alle frontiere risulta che nel periodo gennaio 2010 – dicembre 2012 (esclusi i mesi di novembre e dicembre 2011 per i quali non disponiamo di dati) il numero totale di migranti respinti “con affido al comandante” dai porti di Venezia e Marghera che hanno incontrato esclusivamente personale della Polizia di frontiera o direttamente incaricato da essa è di 709 su un totale di 1.329 persone intercettate (quindi il 54%). Emerge pertanto in maniera inequivocabile una violazione del diritto a richiedere protezione internazionale avvalendosi di operatori umanitari competenti, diritto sancito da precise normative nazionali ed internazionali e riaffermato da recenti sentenze e raccomandazioni rivolte all’Italia dagli organismi internazionali.

Tali dati sono confermati dal recente rapporto dell’associazione MEDU (Medici per i Diritti Umani) attraverso 66 interviste condotte in Grecia e in Italia. In tutti i casi (tranne uno) i migranti hanno dichiarato di non aver notato la presenza di operatori socio-legali né di aver ricevuto informazioni e orientamento legale nei porti italiani. Secondo le stesse testimonianze, solo in sei casi erano presenti degli interpreti. 
In otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato inutilmente di comunicare alle autorità italiane la propria volontà di richiedere protezione
internazionale o comunque di voler rimanere in Italia per il timore di quanto sarebbe potuto loro accadere in caso di ritorno in Grecia. Nell’85% dei casi i migranti riammessi hanno riferito di essere stati reimbarcati sulla stessa nave con cui erano arrivati e di essere stati rimandati in Grecia nel giro di poche ore. Inoltre, dei 66 migranti rimandati in Grecia, 22 persone (il 33%) hanno dichiarato di essere stati minori al momento della riammissione e solo in quattro casi su 26 è stata eseguita la determinazione dell’età in coloro che si dichiaravano minori non accompagnati nei porti italiani.

Per porre fine a questa “sospensione dei diritti” che vige all’interno sia dei porti di Venezia e Marghera che di altri porti dell’Adriatico (Ancona, Bari e Brindisi) chiediamo quindi:
- che il Governo prenda con urgenza provvedimenti per garantire il rispetto delle normative nazionali, europee e dell’ONU in materia di richiesta di protezione internazionale;
- che venga immediatamente sospesa la prassi dei respingimenti “con affido al comandante” verso la Grecia, visto che questo paese è stato formalmente dichiarato inidoneo all’accoglienza di migranti (richiedenti asilo e non);
- che il Governo si adoperi affinché venga garantito per tutti i migranti un accesso immediato, effettivo ed efficace, all’interno delle aree portuali ad enti e ONG indipendenti preposte alla tutela dei loro diritti e al monitoraggio dell’operato delle Autorità presenti nei porti di Venezia e nelle altre città dell’Adriatico.


RETE TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI 
ASSOCIAZIONE SOS DIRITTI

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